INTERVISTE

Raffaella Morselli

Raffaella Morselli

Curatrice - Membro Comitato Scientifico

Quanti anni, quanti secoli, sono necessari per riconoscere la forma del tempo?
Soltanto Krònos rende intelleggibile la pluralità degli insiemi di oggetti che si sono composti e ricompattati, come in un caleidoscopio di frammenti di vetro colorati, in palazzi, gallerie, studioli, soffitte, disegnando una geometria folle iscritta in tracciati illogici e assurdi. Questo sciame di reperti, che facevano parte dello stesso alveare e che hanno attraversato oceani e montagne per inurbarsi in luoghi senza senso storico, ha bisogno del tempo per far intravedere l'ordine segreto della collezione originaria. Presi uno per uno, in seguito al loro allontanamento causato da destini differenti, e ricomposti dopo secoli di oblio, essi dispiegano una mappa non sempre chiara, con sinuosità recondite e indecifrabili, che fa intuire fruscii e sussurri, feste mirabolanti e chiassose, tintinnio di gioielli e di cristalli, orride visioni di mostri pietrificati, abissi di enigmi e sindromi di folgorio dell'arte. Tutti insieme, oggi, riportano alla nostra conoscenza l'inventario di un mondo inesplorato e oscuro, ma proprio per questo irrinunciabile.
La dispersione lascia sempre una fiammeggiante coda dietro di sè: incantati da tanto bagliore, ci siamo messi a inseguirne a ritroso la scia, fino a giungere là, dove il disastro si era compiuto, e, prima ancora, nel luogo in cui tutto era stato desiderato, raccolto, collocato.
Le collezioni Gonzaga significano tutto questo, e ancora di più: hanno rappresentato una sfida scientifica e progettuale per tutti noi che vi abbiamo lavorato, ma sono soprattutto sono la piattaforma da cui sono partite, o sviluppate, collezioni oggi sedimentate nella nostra conoscenza che, a loro volta, rapportandosi con noi che ne studiavamo il ceppo, hanno trovato nuove logiche nel loro divenire. Ecco allora che comprendere i meccanismi di acquisizione e la consistenza del patrimonio nella loro globalità ha contribuito a ricostruire una storia del collezionismo in Europa che ci ha visto affiancati, nel riprendere i fili che si intrecciano, e a volte aggrovigliano in modo tanto pervicace, da molti studiosi amici che si occupano apparentemente di insiemi differenti dai nostri, ma che hanno trovato nei nostri studi motivi comuni di analisi e di conoscenza.
Il percorso di ricerca che abbiamo intrapreso, e la mostra che qui si presenta, sono stati pensati per accumulo, e poi per pause, onde non travolgere chi si appresta per la prima volta ad affrontare nella globalità le collezioni dei Gonzaga di Mantova, universo mitico e intoccabile da cui sono dipartite infinite storie. Ognuno ha tracciato così solo uno dei possibili percorsi, ma ne ha sondato tutte le declinazioni, organizzando grammatiche differenti e insolite realizzate anche con punteggiature devianti.
Il risultato finale sintetizza la cultura di corte attraverso il Museo che qui si era costituito e tutto il mondo di apparenze e di sensi volatili che si erano autoriprodotti e moltiplicati all'infinito al loro interno, creando un gioco di specchi deformanti che a volte amplificano e altre riducono questo o quel particolare, come nella commedia di Amor nello specchio di Andreini.
Si alzi il sipario, dunque, su tutto ciò che di positivista certo, e soprattutto di recondito. le collezioni Gonzaga svelano di sé (...)