LA MUSICA DEI GONZAGA

In occasione della mostra un CD inedito con Scherzi musicali di Monteverdi


La musica ha occupato un posto importante nella vita e nella fama della corte mantovana e di tale aspetto. artistico e di costume, danno ampiamente conto mostra e cataloghi, ove tra l'altro sarà pubblicato anche l'inedito "Repertorio degli strumenti musicali in corte a Mantova: 1486 - 1628", ricostruito da Paola Besutti sulla base delle conoscenze archivistiche sinora reperite.
In occasione di questo evento è prevista inoltre la produzione di un compact disc, con una serie di scherzi musicali, di Claudio Monteverdi, registrati in occasione di una loro recente esecuzione in Sala Manto a Palazzo Ducale di Mantova (direzione C. Gallico). Fiori musicali cresciuti nelle "regie camere", così lo stesso Monteverdi amava definire lo proprie camposizioni cresciute e maturate nei vent'anni di servizio presso la corte di Mantova dove, prima come suonatore di viola poi quale "maestro di musica" del duca Vincenzo I, concepì i propri capolavori, primo fra tutti l'Orfeo. In questo CD è invece racchiuso il gusto e il suono dei brillanti intrattenimenti che contraddistinsero la musica del ducato di Vincenzo risuonando nei saloni "dove si balla" e in quella sala dello Specchio, menzionata da Monteverdi nelle sue lettere, e ritrovata recentemente.

In campo musicale, è indispensabile arretrare ai tempi del marchesato di Francesco II e Isabella d'Este, per comprendere quando la corte di Mantova cominciò a divenire un centro aperto ad altre realtà europee omologhe, sia nel senso della ricezione sia in quello della produzione musicale.
Soffermarsi sul rapporto d'Isabella con la musica significa oggi avere una nitida visione di quali fossero gli insorgenti caratteri di quest'arte in età rinascimentale e proto moderna. La riflessione filosofica sulla musica, il valore attribuito alla pratica musicale personale, il gusto per gli oggetti musicali, il piacere collezionistico espresso nella ricerca di repertori poetici e musicali e di virtuosi in grado di interpretarli, tutto questo è incarnato da lei e dalle altre donne della casata d'Este regnanti a Ferrara, Milano, Urbino. La sua vitale passione per la musica profana su testo italiano divenne il motore di un fitto scambio di rime, frottole, barzellette, strambotti, circolanti in fogli sciolti e copie di fortuna buttate giù a memoria, ora non più reperibili, ma almeno in parte tramandati nel contenuto dalle raccolte di musica profana stampate dal veneziano Ottaviano Petrucci (1504-1514). Per ritrovare in campo profano una vivacità paragonabile a quella del periodo isabelliano si dovranno attendere gli anni del ducato di Vincenzo Gonzaga poiché, in linea maschile, i regnanti a lui precedenti­Francesco II, Federico II, il cardinale Ercole e soprattutto il duca Guglielmo - ebbero a cuore prevalentemente la musica sacra. Francesco II fondò la prima compagine musicale stabile -attiva principalmente presso la cappella di S. Maria dei Voti nel duomo di S. Pietro (1511) - e una cappella alta dotata dei migliori virtuosi e strumenti, mentre il cardinale Ercole, a lungo reggente del ducato, fu responsabile dell'avvento a Mantova del maestro fiammingo Jachet da Mantoa. A partire da questi anni cominciò a formarsi una prima importante raccolta di musiche sacre ora parzialmente riconoscibile, come nucleo antico nello straordinario fondo della chiesa palatina di Santa Barbara, capolavoro di Guglielmo Gonzaga " signore della musica". Con Guglielmo gli insegnamenti e le scelte di Ercole e la vocazione musicale del ducato, manifestatasi ai tempi di Isabella e Francesco II, trovarono il loro più potente interprete. Egli infatti oltre a essere un ottimo amministratore e fattore deIla nuova organizzazione degli spazi architettonici di corte, fu anche promotore di uno dei più autonomi programmi di qualificazione dello stato mediante una riforma della musica, della liturgia e del cerimoniale che la storia post conciliare ricordi. La sua precoce e continuativa applicazione alla musica come compositore, unita all'impegno quasi maniacale trasfuso nella realizzazione del complesso architettonico, liturgico e musicale della chiesa di Santa Barbara ebbe effetti indelebili sulla storia musicale del periodo. La fama di Mantova come capitale della musica ai tempi di Guglielmo si propagò, e molto più frequentemente che in passatoi compositori dedicarono o inviarono al duca proprie musiche; è dimostrato poi come la fama del primo maestro di cappella prescelto per la chiesa di Santa Barbara (1565), Giaches Wert, travalicasse i confini italiani tanto da essere candidato 'in contumacia', e pare a sua insaputa, dall'imperatore Massimiliano II (1567) quale proprio maestro di cappella essendo vacante il posto.

Mentre il ducato di Guglielmo, immortalato soprattutto dai nomi di Wert e Palestrina, ha lasciato tracce indelebili nella storia della musica sacra europea, il successivo governo di Vincenzo è divenuto una sorta di emblema dell'applicazione della musica vocale e strumentale a tutte le componenti della spettacolarità e dell'intrattenimento pubblico o privato, ma comunque profano. Tale sensibilità, tanto diversa da quella paterna, era maturata dapprima durante i lunghi soggiorni giovanili presso la corte di Ferrara, dove la sorella Margherita Gonzaga (sposa di Alfonso II d'Este dal 1579) aveva favorito la fioritura del balletto di corte e la rinascita del "concerto delle dame". Successivamente, i rapporti sempre più stretti con la corte di Firenze (nel 1584 Vincenzo sposò Eleonora de' Medici) arricchirono tale predisposizione anche con il gusto per la componente più squisitamente fiorentina del canto a solo con accompagnamento di chitarrone. A tale insorgente inclinazione va ricondotto il servizio mantovano (dal 1598 ca.) del nobile compositore, cantante e virtuoso di chitarrone Francesco Rasi, aretino di nascita, ma fiorentino di formazione, fautore di molti contatti con l'ambiente fiorentino e del reclutamento di musicisti provenienti da quell'area, come il giovane castrato Giovan Battista Sacchl.

In questa nuova prospettiva, più aperta ai diversi apporti, vanno letti i connotati propri della vita musicale mantovana del periodo: dalla fioritura dei freschi balletti a tre voci di Giovanni Giacomo Gastoldi, alll'idiomatica valorizzazione - da parte di Monteverdi, di Salomone Rossi, dei fratelli Rubini, di Luigi Farina e di Giovanni Battista Buonamente - del vivace virtuosismo strumentale applicato o meno alla danza e allo spettacolo, fino alle molteplici soluzioni di collaborazione fra la musica e il teatro d' attori, espressa in commedie, pastorali, tragedie, intermedi, feste di piazza, tornei. In questo periodo maturò anche la peculiare vocazione mantovana per il ballo, rappresentativo o semplicemente d'intrattenimento che Eleonora Gonzaga sposa dell'imperatore Ferdinando II d'Asburgo (1621) importerà nella corte di Vienna insieme a tutte le "cose all'italiana in materia di ricreazione" da lei ben conosciute a Mantova. Durante il ducato di Vincenzo le compagini musicali attive in corte divennero almeno cinque.

L'impronta lasciata da Ferdinando anche sulla musica fu profonda. Come nel dominio delle arti figurative i gusti di Ferdinando (cardinale e poi duca dal 1613 al 1626. ma con pieni poteri solo dal 1616) furono decisamente protesi verso la modernità allora rappresentata da Firenze e Roma, così in campo musicale il suo orientamento verso la cultura fiorentina, consolidatosi in un periodo di formazione (1604- 1608) nella città medicea. favorì l'apertura della corte di Mantova verso i generi vocali e rappresentativi che proprio a Firenze allora fiorivano. La sua presenza a Pisa durante i preparativi dell'Orfeo e delle feste per le nozze del fratello Francesco con Margherita di Savoia (1608) favorì l'infittirsi dei contatti con la corte d i Medici, in concreto l'arrivo a Mantova di virtuosi quali il a tratto io anni Gualberto Magli e il contralto Antonio Brandi… Duraturo fu poi il legame con Marco da Gagliano, che per intermediario. Ferdinando fu il vero fautore della recita a Mantova della sua Dafne (carnevale 1608) con l'aggiunta di proprie arie, e con da Gagliano egli condivise la propria idea (1607) di fondare a Mantova un'accademia musicale sul modello della fiorentina accademia degli Elevati.