PROGETTO

Un'operazione filologica importante, come la ricostruzione "in vitro" di un" campione" significativo della imponente collezione dei Gonzaga - così come l'aveva ordinata e disposta nella prima metà del Seicento il Duca Ferdinando - richiedeva un allestimento capace di ricostruire quel sistema di relazioni, che aveva determinato le scelte espositive volute e perseguite dal VI Duca.

Senza ricorrere ad ambientazioni forzate di carattere scenografico o teatrale, è stato scelto di operare in uno spazio espositivo volutamente decontestualizzato e reso neutro, ove gli ambienti del museo dei Duchi di Mantova vengono richiamati alla memoria e definiti attraverso le forme sinuose delle pannellature, un sofisticato progetto illuminotecnico ed il dialogo serrato tra le opere, ricollocate dopo tanti anni le une vicino alle altre, secondo la mappatura dell'inventario del 1626-1627.

Si è in sostanza ricostituita, con un'astrazione tipica nell'arte contemporanea ma estremamente nuova in un contesto seicentesco, una narrazione che è stata violentemente interrotta secoli addietro. Non tanto attraverso la ricreazione degli spazi di Palazzo Ducale dunque, ma per un processo di decantazione che di quegli spazi racconta usi ed atmosfere. Un alternarsi di ambienti (Logion Serato, Corridoio di Santa Barbara, Galleria della Mostra, Galleria dei Marmi, Appartamento del Duca Ferdinando con il Camerino delle Muse, la libreria-armadio e la Camera del Tesoro) che il VI Duca aveva ben distinto nelle loro funzioni - talvolta pubbliche, tal altra privatissime - ora riproposte nel percorso espositivo proprio grazie al dilatarsi o al restringersi degli spazi e all'uso sapiente della luce: totalmente artificiale nella sale di "parata" oppure mescolata con quella naturale negli ambienti a dimensione più intima e "domestica", come l'appartamento di Ferdinando, fino ad essere quasi completamente annullata nella Camera del Tesoro: luogo magico ove brillano le gioie di Casa Gonzaga.

L'attenzione ai flussi, alle aree di servizio e alla valorizzazione delle opere sono stati alcuni degli obiettivi prioritari del progetto.

All'interno delle Fruttiere di Palazzo Te, dopo una zona "filtro" per "ambientare" il visitatore, una luce tenue e diffusa lo avvolge e lo assorbe, mentre le opere pittoriche più significative, grazie ad un originale espediente allestitivo, sembrano galleggiare in una nuvola di luce, che annulla le strutture di sostegno e dunque la profondità del campo. Momento d'allentamento della tensione, ma anche punto d'osservazione privilegiato del percorso intrapreso, è la sorta di terrazza - living ideata per dare al visitatore possibilità di riposo e d'approfondimento, con libri consultabili sui Gonzaga e sulla collezione e con un contributo multimediale sulla storia di Palazzo Ducale: un'area sopraelevata, fortemente caratterizzata da un elemento architettonico di grande impatto quale una struttura tronco conica in legno, che si sviluppa fino ad 8 metri d'altezza e a 6 metri di diametro: "un'esplosione" di luce, che permette di ammirare a 360 gradi alcuni tra gli ambienti principali del percorso.